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I RACCONTI DELL'OLIO N.5 - SI PARTE! QUA E LA' PER NUOVE STRADE!

Posted 22 Maggio by Olio Conte Racconti 0  Comments

I Racconti dell’ 0lio

N° 5

Si parte!

Qua e là per nuove strade

Giulio si ferma sul margine della strada e Cristina esce dalla macchina per comprare da un contadino due mazzetti di origano selvatico che, una volta ritornati a casa, ricorderanno a tutti la bella vacanza che stanno passando. I ragazzi in macchina ne approfittano per litigare. Giuditta, Pia e Marino sono in eterna competizione su chi è più “dritto” degli altri. Giuditta ha due anni più dei fratelli che sono gemelli. Ma sono tre adolescenti che hanno energicamente protestato alla notizia dei genitori di passare le vacanze in una terra per loro lontana, all’estremità meridionale d’Italia: il Salento. Cosa ci vanno a fare lì? Lontano dagli amici e dagli svaghi preferiti? I genitori si sono documentati prima di dare la notizia ai figli, ammirando le immagini di paesini e di paesaggi naturali. L’input iniziale lo hanno avuto da internet dove si sono imbattuti sulle vie dell’olio: itinerari fatti di masserie e frantoi che fanno degustare l’olio, da loro prodotto, su friselline, per poi vendere non un semplice condimento ma la storia di quella terra, perché l’olio per i salentini è luce di civiltà, testimone del legame sacro tra cielo e terra, dono divino, memoria del passato di un popolo con radici nella leggenda. I ragazzi, alla notizia, si mostrano diffidenti: andar per olio! Che noia! Durante il viaggio i musi sono lunghi e vani i tentativi di Cristina e Giulio di rompere l’atmosfera pesante. Sono partiti da Bologna che pioveva fitto fitto, ma arrivati in Puglia il cielo si è rasserenato e nel Salento il sole è accecante: tutto è vestito di luce e quel bagliore affascina la famiglia, anche se i ragazzi non lo danno a vedere. Giunti al b. & b. contattato trovano una masseria dal bianco brillante, circondata dal giardino curato, pieno di piante ornamentali e di alberi da frutto. Oltre vi è l’oliveto con gli alberi che, mossi dal vento, fanno ondeggiare la chioma argentata. Le camere sono accoglienti e naturalmente fresche, nonostante il solleone. I ragazzi si fermano davanti alla porta-finestra della loro camera per ammirare la natura, ricca, rigogliosa. Si aspettavano il deserto, per tanto sole! Invece capiscono di essere ai tropici d’Italia. Poco oltre la masseria, fino alla linea dell’orizzonte, c’è il mare: azzurro, dallo sciabordio monotono, con la costa che alterna zone di scogliera a zone sabbiose. La famiglia decide di passare le mattinate al mare ed i pomeriggi a passeggio per masserie, frantoi e cittadine cariche di arte e di storia. Appena arrivati, trascorrono il pomeriggio a riposare ed esplorare il territorio vicino al b.& b. scoprendo la bellezza e l’armonia di quella terra. Cristina e Giulio, a casa, avevano predisposto dei possibili itinerari e iniziano a spiegarli ai figli che, davanti alla prospettiva di scarpinare, si lamentano all’unisono. Possono scegliere tra vari percorsi tematici. Andar per: 1)monumenti megalitici, 2)testimonianze romane,3)testimonianze medievali,4)il barocco leccese,5)centri storici,6)torri costiere e masserie fortificate,7)cripte e chiese bizantine,8)masserie e uliveti per le strade dell’olio e del vino. Ma l’itinerario più interessante è misto, è una contaminazione tra tutti. La mattina del primo giorno di vacanza fanno un’abbondante colazione con prodotti della masseria e del Salento: caffè al latte di mandorla, succhi freschi, friselline con olio e pomodoro, fette di pane condito con olio profumato, pane casereccio farcito di verdure, tarallini di vari sapori, pasticciotti, fruttoni, crostate. Poi mettono nella borsa un bel po’ di quel ben di Dio e si dirigono in spiaggia. Vi rimangono fino al pomeriggio inoltrato, a prendere il sole. Fanno camminate in acqua, nuotate sicure tra tanti turisti intenti a godersi la vita. La lunga spiaggia, un tappeto setoso di sabbia dorata, è ben attrezzata. Giuditta, Pia e Marino sciolgono le ultime riserve in quel mare incantato. Il pomeriggio la famigliola decide di dedicarlo ai paesini vicini. Borghi tranquilli dalla storia millenaria. In alcuni si parla un idioma antico: il griko, portato insieme alla civiltà dell’olio da genti greche. L’ospite da sempre è sacro nel tacco d’Italia, e la gente è socievole. Se si rivolge la parola a qualche persona del posto si fa in fretta amicizia e spesso si è invitati in casa. I cinque, a Martano, si recano in piazza e, con la guida in mano, esplorano il centro storico, fatto di palazzi signorili e di case a corte dove una volta gli abitanti si radunavano per svolgere lavori da sedentari e per passare il tempo insieme. Il pavimento in pietra leccese è messo in risalto da grandi pile piene di piante fiorite, e su tutte domina il gelsomino odoroso che, con una scia, invita ad entrare. Strette scale portano sui terrazzi dai quali si domina il paesaggio. Le strade lastricate di basole di pietra locale sono le arterie vitali del borgo. Ammirano anche due menhir: Santu Totaru e Teofilo e i cinque si chiedono cosa siano. I ragazzi sveltamente cercano sull’i Phone e scoprono che si tratta di monumenti megalitici preistorici, probabilmente dedicati al culto del sole. Sul confine dell’abitato trovano il frantoio cercato e comprano due bottiglie di olio extravergine d’oliva: ogliarola e leccina, dopo averlo degustato su friselline grandi quanto una moneta di metallo. La campagna è delimitata da muri a secco ristrutturati, che indicano le proprietà. Nei giorni seguenti continuano le avventure, e la comitiva scopre la ricchezza paesaggistica e culturale della terra salentina. Si recano sulla costiera adriatica, dove il mare lambisce falesie a tratti bianche. La costa alta spesso finisce a picco sul mare che sfuma dall’azzurro intenso al verde smeraldo ed è punteggiato da spuma bianca. La roccia è coperta da erbe spontanee e da rari pini, corbezzoli e bagolari oltre a frequenti fichi selvatici e non. I profumi dominano le strade percorse dai turisti in bicicletta. Spiagge bellissime si trovano a San Foca, Torre dell’Orso, ai laghi Alimini ed Otranto. A Torre Badisco l’insenatura si distende tra due lingue di terra. Lì ascoltano da alcuni abitanti la storia di Enea che, fuggendo da Troia, vi aveva fatto tappa. Oltre vi sono Santa Cesarea terme, Castro, Ciolo e Capo Santa Maria di Leuca, dominati dalla costa alta. In una masseria dell’entroterra comprano bottiglie di olio extravergine di altre varietà: frantoio, coratina e nocellara, sempre dopo averlo degustato sul pane locale. Fanno anche scorta di barattoli con verdure sott’olio. A Calimera visitano la chiesetta di S. Vito, posta ai margini del“ bosco sacro”, dove vi è “ la pietra forata” o “ della fertilità”, infissa nel pavimento. Essa è richiamo per tante donne che il lunedì di Pasqua attraversano l’utero megalitico sicure che il rito propizierà la maternità. Sulla strada che da Martano porta a Martignano vedono la “Specchia dei Mori”, antichi abitanti del posto che, secondo la leggenda, costruirono un’altissima torre per raggiungere Dio, il quale non gradì tale atto di superbia e fece sprofondare la costruzione insieme ai suoi abitanti. Oggi è un enorme cumulo di pietre senza forma. Alcune mattinate Cristina, Giulio e figli le dedicano ad esplorare il litorale ionico, visitando spiagge immense dalla bellezza mozzafiato, ma anche superaffollate, come Torre Lapillo, Porto Cesareo con l’isola dei Conigli, Porto Selvaggio, Santa Maria al Bagno, Gallipoli ed i suoi numerosi lidi, Torre San Giovanni e Pescoluse, detta le Maldive del Salento. L’acqua è talmente invitante da aspettarsi l’uscita delle sirene. Ciò che li ha realmente sorpresi è la bellezza dei paesini distanti pochi chilometri tra loro. A Corigliano rimangono meravigliati davanti all’arco“ Lucchetti”, capolavoro della fine del XVI sec., ricco di elementi decorativi testimonianti l’alto livello raggiunto dalle maestranze locali. Formato da tre parti, raffigura miti e credenze cristiane, come la grande rosetta sostenuta Atlante, ripresa dal mosaico della cattedrale di Otranto e, vicino, S. Giorgio che uccide il drago. Altro testimone della storia è il castello “de’ Monti” che difese la comunità anche dall’arrivo dei turchi. In un frantoio la comitiva è piacevolmente sorpresa infatti, entrata nel locale dove si degustano i prodotti, è raggiunta da una donna anziana che intinge tre dita nell’olio rimasto nel piattino e segna una croce sulla fronte dei cinque. Poi spiega che l’olio è sacro perché con esso Dio benedice gli uomini. Un pomeriggio la famigliola visita le testimonianze barocche di Sternatia, come il monumentale complesso dei domenicani e la chiesa matrice, una delle poche ancora “vestite”. Percorrendo la via centrale” Platea” arriva alla porta “Filia”, nella quale le spose entrano e dalla quale i morti escono, che nel nome testimonia la natura pacifica della gente salentina. A Soleto la chiesa bizantina di S. Stefano riempie i loro occhi di bellezza, perché è ornata da affreschi che raccontano visivamente episodi della Bibbia, come il giudizio universale nel quale l’Arcangelo Michele divide le anime destinate alla salvezza da quelle dannate, e la figura di Cristo adolescente attorniato da vescovi. La superba guglia di Raimondello Orsini del Balzo, a cinque ordini e in stile gotico, celebra la potenza dei committenti. Nei secoli è stata considerata dal popolo opera soprannaturale, demoniaca, perché costruita da quattro diavoli in una notte. Deviando per strade campestri i cinque ammirano i giganti del tempo, ormai carichi di olive ancora verdi. All’interno delle proprietà vi sono costruzioni trulliformi in pietra, detti “furni” e “pajare” costruite in passato dai contadini con le ossa della terra ed usati come rifugi e depositi. La costa è ammirata dalla comitiva anche dal mare, con una barca che porta i turisti in posti altrimenti inaccessibili. I colori accesi sono esaltati dai salti di branchi di pesci che fanno ribollire l’acqua, attirando l’attenzione delle persone. La sera, per rifocillarsi, si recano presso una delle numerose trattorie dei paesini, che danno da assaporare i prodotti locali, di mare e di terra. Ma l’esperienza più entusiasmante la vivono in una delle tante sagre del Salento dove, degustando i prodotti tipici, ascoltano una musica dionisiaca, molto coinvolgente, la “ pizzica”, che invita il corpo a svegliarsi dal letargo e dalla rigidità e sciogliersi in un ballo liberatorio. I giorni volano e la partenza si avvicina, ma la visita del territorio non è esaustiva perciò Giulio, Cristina ed i ragazzi decidono di dedicare altre vacanze al Salento incantato. Intanto caricano il bagagliaio di ogni dono della terra, in particolare olio extravergine d’oliva.

A.R.G.